Da Lo straccio

febbraio 12, 2021 § Lascia un commento

Passa lo straccio asciutto. Prima ha inondato d’acqua. L’unica maniera per pulire, altro che tensioattivi, parola complicata che ha dovuto imparare da poco. A lavar pavimenti invece ha imparato da piccola, quando suo padre vomitava, ubriaco, e la madre non aveva il coraggio di avvicinarsi. Lei invece puliva, la differenza, quella per cui sua madre era morta e lei era viva.

Chi si fa pecora il lupo se lo mangia. L’orco era suo padre. Aveva ucciso mamma. Con un coltello, trenta colpi. Li avevano contati. Non aveva pulito lei. Lei era a scuola quella mattina. Non era mai più tornata in quella casa. L’unica zia rimastale l’aveva presa e portata via. Non aveva visto più neanche il padre. Tra poco, sarebbe uscito. Buona condotta. Aveva bevuto. Non era lui. Un malato praticamente. Chiacchiere, della gente. Ora finiva di asciugare. Poi doveva pulire i vetri. Un buon lavoro per una ritardata. Stava sempre attenta, con gli occhi abbassati. La figlia dell’assassino. Gli somigliava, sua madre invece era stata bella. Oddio, sempre più di lei, grande, grossa e piena di lentiggini. Manone, per strizzare stracci. Fortunata. A lavorare, e avere una casa. La zia morendo le aveva lasciato un bicamere di case popolari riscattato. Lo rivoltava ogni due giorni. Uno specchio. Suo padre le aveva fatto scrivere dal cappellano del carcere.

Preti. Roba che se la vedano tra loro. Sua zia l’aveva avvertita. Stare alla larga dai maschi, e dai preti. Stare con gli occhi bassi e lavorare. Domani è domenica. Va da un’amica, l’assistente sociale che la segue. Una poverella che si è lasciata col marito. Ha fatto bene. Altre donne, altre storie, molti pianti. Lei piange ogni anno a Natale. A comando. Nasce qualcuno. Lei è nata, a Natale. Nata male. Tardiva. E neanche tanto buona, lo sa. Ha preso del padre. Perciò non beve. Perciò pulisce. Che tutto risplenda. A posto. A posto. Ognuno ha un suo posto. Lei ama, decisamente ama, i pavimenti, e gli specchi.

su recenti attardati risuoni di scrittura poetica contemporanea

febbraio 8, 2021 § Lascia un commento

non parrà a noi/voi vero

il ritorno eterno, bizantini frammenti

la décadence e l’ibrido mysterium

a mescolare : crepa, lucore, gnosi a fil

di fuoco, recuperare alle fucine – i padri sabotati –

trisavoli e incensi, fiori reclinanti

intanto che il sempiterno, lui sì, William Blake soavemente

sorride, ignorandovi, nel gioco che continua, non con voi,

logori scacchi, che non vivete

né sapete, ammesso che davvero, ma davvero, voi : una “visione”?

lo sguscio

marzo 1, 2018 § Lascia un commento

mano_polvere

 

 

Fuori è avorio sporco, come ieri. Come prima. Ho preso il fucile, sparo. Il lacchè accorre, trafelato e angosciato: ”Lei è pazza, è pazza. Le valanghe, le slavine, il pericolo”. Inutile ricordargli che siamo qui giusto per le valanghe e le slavine. Lo sa perfettamente.

Un due tre. Quattro cinque sei. Sette otto. Al nove anche l’ottusità umana comincia a vacillare. Per quanto ci siano la sfortuna, le colpe, gli errori che i meccanismi  si ripetano più o meno identici, uguali,  è palese. La trama è incrostata. Compulsione, ai fallimenti. Gli esseri umani – noialtri, nosotros – siamo compulsivi. Adoriamo gli schemi, i telai, le strutture. I ritmi ternari. Come questo, ad esempio, ad exhibendum. Nel caso specifico ad exhibenda.

Gli assistenti sono specializzati, ferrati almeno in due tre discipline. Anche bravi tecnologicamente. Andare in giro per pianeti non è uno scherzo. Però, in genere, restano assistenti. Lacchè, praticamente, perché hanno un maledetta paura di decidere. Un’ansia nevrotica che sfidano fingendo d’essere avventurosi. Lacchè. Sono la mia compulsione.

Sta preparando la colazione. Controllo: i rilevatori sono in ordine, i led non danno strani segnali, gli i clouds ricevono bene. La routine, per fortuna. Per me andrei via ora, tanto la decisione già c’è. Ho un 75% di decisioni corrette. Per questo non sono assistente. Certo, qui potremmo ricadere nel 25% ma dubito. Questo posto non vale la pena. Amen.

Calamita. Attira, questione di flussi magnetici. Calamito deboli e ingenui, uno strazio quando poi te ne accorgi. Un dirsi e darsi su basi inclinate. Vorrebbero sentirsi dire che fare salvo non farlo. Il problema è che dopo un po’ non ho la più pallida idea di che dire né più m’interessa.  Ecco tutto. Eppure continuano  ad affluire, a frotte, a mandrie, a rivoli e fiumi. Ora non tanto. Non do più spazio. Affidarsi ai masochisti, spolpandoli tutti per poi ritrovarsi frammenti di cartongesso, non è un buon affare, perfino per me. Defatigante. E frustrante. Eppure a volte continuo a cascarci. I lacchè.  I masochisti sopravvivono a tutto. Pietà per i sadici. Non ce la possono fare.

Si mangia Gli piace molto cucinare. Contribuisco mangiando,  tanto al ritorno ho prenotato lo sguscio. Stavolta non supero i 50 anni. L’età sempre critica del mio dna. Lo stoppo subito, in contropiede. Con i soldi di  questa missione sto a posto. Ne trovano pochi pronti a rischiare. Con la possibilità di prolungare le vite, buttarsi  via sembra da folli. Ma la possibilità di prolungare dipende dai soldi, e ogni volta ricominci da zero. Nulla di nuovo, la vecchia roulette. Chissà poi quando finisce Chissà se uno si scoccia. La maggior parte – incluso l’attuale lacché- si fa resettare i ricordi.  Personalmente non ne ho bisogno. Ho una memoria fantastica, si resetta in corsa da sola. Trattiene quel che serve. Ovvero  poco.

Lui esce. Con lo scafandro, la motoslitta ad aria. Prelievi. Di neve e di ghiaccio. Non puoi neanche chiamarlo permafrost. Non si trova traccia di suolo. Almeno in tre settimane non l’abbiamo trovato. E il lacchè è tra l’altro geologo. Ufficialmente, stavolta ho studiato meteorologia. Non ce ne sarebbe bisogno: avverti subito il suono e il peso di venti,  flussi e correnti, e non solo magnetici. Non si può impiantare neppure una stazione sciistica, l’ultima stronzata che hanno proposto. Ho detto sì, sì vedremo. Rispondo da un pezzo così. Non offendi nessuno. C’è sempre tempo per vedere qualcosa.

Meno male che è uscito. Riordino tutto, è un caos dovunque, il lacchè è di un disordine cosmico, strano perché poi sul lavoro è pignolo al millimetro. Abbiamo già lavorato insieme, anni addietro, come recita il curriculum ma, mi ricordo, ci sono andata a letto un paio di sgusci fa. Faceva bene l’amore. Con gioia, che è merce rara. Lui non ricorda, ovviamente, con tutte le donne con cui andava e continua ad andare. Eravamo giovani, allora e lui comunque sempre un po’ nevrotico, anzi di più. Come al solito all’epoca calamitavo. Non ora. Non più. Amo tutto, la cosa migliore.

Morire è diventato difficile ma capita ancora. Il lacchè ha portato i campioni, messi in provetta, centrifugati, Acqua, e qualche batterio che trovi dovunque, che palle. Ora parla di morte. Dell’opportunità di piantarla con questi sgusci. Ha bevuto. Del resto potendo ringiovanire tutte le cazze di cellule insieme, alcool e droghe vanno alla grande. E tutti finiscono col parlare di morte,  sempre a livello teorico, ovvio.  Logorroici all’infinito su cosa sarebbe più giusto, più serio, corretto. Se tutto va male – che poi come al solito non tutto va male – è perché puoi salvarti. Sciocchezze, volendo quando  ti stanchi nessuno ti ferma anche se a   nessuno conviene farti morire e non guadagnarci.

Come se morire non fosse lo stesso una pulsione. Ecco, il punto è questo, immagino, ma è inutile dirlo. Liberarsi. Se no, pervicace, sgusci in qualcosa d’altro,  e neanche sai perché. Ammesso ci sia, un motivo, un motore. Liberarsi. Lacchè. E padroni. Chiudo gli occhi. La prossima volta li evito entrambi. Almeno ci provo.

 

(da “Cartografie”, Zona, 2013)

 

 

 

 

 

 

 

Sulla poesia di Viola Amarelli – Mimmo Grasso

dicembre 19, 2017 § Lascia un commento

 

bosch

« Leggi il seguito di questo articolo »

frasi sfatte

settembre 11, 2017 § Lascia un commento

freccia-dipinta-mano-2605577

« Leggi il seguito di questo articolo »

Foschie

giugno 19, 2017 § Lascia un commento

georgia

« Leggi il seguito di questo articolo »

Su Strettoie di Marco Giovenale

aprile 25, 2017 § 2 commenti

« Leggi il seguito di questo articolo »

recensione a un libro mai letto

gennaio 26, 2017 § Lascia un commento

Kazimir-Severinovich-Malevich-Black-Square

« Leggi il seguito di questo articolo »

Danse

dicembre 4, 2016 § Lascia un commento

bosch_hieronymus_528_il_giardino_dell_eden_trittico.jpg « Leggi il seguito di questo articolo »

Omaggio a Insana

novembre 6, 2016 § Lascia un commento

insana

(ripropongo questo testo, nato a suo tempo come omaggio a Jolanda Insana , poi pubblicato con il titolo “le due sicilie” nell’antologia “La disarmata”, edizioni  Cfr, 2014)

« Leggi il seguito di questo articolo »

Dove sono?

Stai esplorando le voci con il tag viola amarelli su viomarelli.